Strade 2017: al Nobelperlapace “La pazzia di Isabella”
Terzo appuntamento con la rassegna di teatro Strade 2017 al Nobelperlapace di San Demetrio ne’ Vestini (L’Aquila). Domenica 12 febbraio, alle ore 18, l’appuntamento è di quelli importanti: in scena La pazzia di Isabella, di e con Elena Bucci e Marco Sgrosso, prodotto da La belle bandiere in collaborazione con con il centro di promozione teatrale La Soffitta e con l’Università degli Studi di Bologna.
La pazzia di Isabella – Vita e morte dei comici gelosi, rievoca due personaggi mitici della storia del teatro: la Compagnia dei Gelosi, una delle più celebri compagnie teatrali italiane durante l’epoca della Commedia dell’Arte (1568-1604). Lo spettacolo ha vinto il premio Ubu 2016 e il premio Eleonora Duse 2016 per l’interpretazione di Elena Bucci.
Un altro imperdibile appuntamento con il teatro di altissima qualità nella stagione del Nobelperlapace. Ingresso 10 € [ridotto soci Coop], con prevendita presso la libreria Polarville in via Castello all’Aquila. Info +39 348 6003614 / info@artiespettacolo.org.
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Le belle bandiere
in collaborazione con il centro di promozione teatrale La Soffitta e con l’Università degli Studi di Bologna presenta
LA PAZZIA DI ISABELLA
Vita e morte dei comici gelosi
di e con Elena Bucci e Marco Sgrosso
Testo, interpretazione e regia Elena Bucci e Marco Sgrosso
Consulenza alla drammaturgia Gerardo Guccini
Maschere Stefano Perocco di Meduna
Tecnico luci e suono Roberto Passuti
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Quando Gerardo Guccini ci ha rivolto l’invito a creare questo spettacolo, abbiamo accolto la proposta con un grande entusiasmo ma anche con una punta di profondo timore. L’idea di “rievocare” sulle tavole di un palcoscenico due personaggi mitici nella storia del teatro come Isabella e Francesco Andreini ci è parsa un’occasione importante e addirittura necessaria per riflettere sulle radici stesse dell’arte dell’attore, sul senso più profondo della nostra professione, sul fascino e sulla forza misteriosi di un ‘mestiere’ che riesce a tramandarsi nei secoli nonostante il suo carattere effimero. Pure, le notizie biografiche su Isabella e Francesco sono poche e scarne, ed è difficile ricostruire e capire cosa e come recitassero, nonostante l’ampia mole di scritti tramandataci dal meticoloso lavoro di raccolta di Francesco dopo l’improvvisa e prematura morte della moglie a Lione durante il viaggio di ritorno da una tournèe in Francia. La descrizione entusiasticamente ammirata dei testimoni della famosa “Pazzia di Isabella” – assai più delle Lettere, delle Rime e delle Commedie di cui ella fu autrice – ci consentono uno squarcio di immaginazione sulla forza scenica quasi ipnotica di questa attrice ‘cittadina del mondo’ che – antesignana di Eleonora Duse – seppe essere innovativa e rivoluzionaria, pur nel pieno rispetto della grande tradizione degli Attori dell’Arte del suo tempo. La raccolta delle oltre cento “Bravure” del Capitano Spavento di Vall’Inferna ci offrono uno stimolo per immaginare lo stile irresistibile e trascinante di un attore che al ruolo ‘nobile’ dell’Innamorato preferì un personaggio rodomontico ed ingombrante, in fascinoso contrasto con il toccante ritratto umano che ci restituisce la sua volontà di eternazione della memoria dopo la scomparsa di Isabella. Così, accanto alla tanto decantata perizia di attori – in un tempo in cui sottile era il confine tra artista e ciarlatano e i ‘commedianti’ ancora lottavano per ottenere un pieno riconoscimento della loro posizione nella società – quello che forse più ci affascina degli Andreini è il senso profondamente metateatrale del loro operare, la geniale strategia familiare attuata per edificare la persona dell’attore come qualcosa di diverso dal personaggio, allo scopo di ottenere quella stima e quel rispetto sociale dovuti ad una categoria di Artisti. Il vero sforzo di Isabella non è tanto quello di conseguire un trionfo scenico al quale sembra destinata da un talento naturale, quanto quello di oscurare l’aspetto ‘meretricio’ della professione di attrice attraverso la costruzione di una immagine pubblica ‘virtuosa ed onorata’ – sposa e madre esemplare, dotta letterata e celebrata poetessa accademica, donna degna dell’amicizia e della stima dei nobili e dei potenti – e di superare così il limite dell’effimero teatrale per conquistare gloria e fama imperiture …di tentar fama io mai non sarò stanca perché il mio nome invido oblìo non copra… E se da un lato è difficile ricostruire i gesti, ritrovare le parole, rivedere concretamente lo stile e i modi, dall’altro diventa affascinante immaginare che dai fiumi di inchiostro scritti dagli Andreini e sugli Andreini, riappaiano le loro ombre, le loro sagome, in maschera o a volto nudo, per raccontarci ancora la loro storia, la fortunosa vita e le passioni, i viaggi trionfali e faticosi di un’epoca d’oro del Teatro, e per ricordarci che “i morti son quelli che fan parlare i vivi”…
Elena Bucci e Marco Sgrosso