Madame Bovary
«Quando immagino Madame Bovary vedo una donna che ha fame, vedo una donna drogata di desiderio.
La sua droga non sono gli oggetti, la sua droga è l’immagine, la visione, il sogno di ciò che non possiede.
Lei vede qualcosa che non ha, lo desidera e corre. Se può permettersi di comprarlo lo compra. Se non se lo può permettere s’indebita e lo compra lo stesso. Se non può comprarlo neanche indebitandosi fino al collo si ammala di
desiderio e d’invidia. Il desiderio l’avvelena, ma nello stesso tempo la
rende viva. Lei vuole l’impossibile, e questo la rende viva.
Perché i desideri realizzati sono desideri morti.
Quando Madame Bovary riesce ad avere ciò che desidera il suo cuore smette di palpitare, l’emozione scompare e lei se ne stupisce. Di fronte al proprio desiderio realizzato diventa triste, assente.
Soltanto l’impossibile, soltanto ciò che è fuori dalla sua portata, è sempre degno di essere desiderato. Ma ciò che è fuori dalla sua portata, naturalmente, lei non potrà mai averlo. Per questo continua a realizzare piccoli desideri, che non le danno la felicità, ma solo una breve ebbrezza, come una droga di cui è dipendente, che la porta in cielo per poi lasciarla a terra. Per realizzare questi piccoli desideri s’indebita fino al collo. A causa dei debiti arriva al suicidio. Ruba una manciata di arsenico. Si avvelena. Ma proprio adesso che sta per finire tutto, nel dolore degli ultimi istanti, nella disperazione del finire, quanta fame di vivere ancora, senza pace e senza riposo.
Proprio adesso che sta per finire tutto, quanto disperato desiderio
di vivere, semplicemente di vivere. Proprio adesso.»
Luciano Colavero
Locandina
Madame Bovary
Compagnia Strutture Primarie, Marche
di Luciano Colavero
con Chiara Favero
residenza Teatro Nobelperlapace