Chi perde la testa non perde la faccia
L’intensa e stravagante vicenda bipolare di Fabio Marini, che ha conosciuto dall’interno i reparti psichiatrici, si trasforma in un gioco di Teatro nel Teatro.
Liberamente tratto da “Uno nessuno e centomila” e “Enrico IV” di Luigi Pirandello, lo spettacolo analizza il confine tra lucidità e follia.
Un lucido folle, come un moderno Diogene, veste consapevolmente i panni dell’attore e, in un luogo chiuso e in una lacerante solitudine, porta in scena il linguaggio poetico di un corpo che parla, danza, emoziona e fa sorridere. Parole e musica per vedere oltre se stessi, per affrontare i pregiudizi nei confronti del disturbo psichiatrico, valorizzare l’irrazionale in ognuno di noi e non averne paura.
“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla.”
Franco Basaglia
Locandina
Chi perde la testa non perde la faccia
Compagnia della Lampa, Milano
di Maria Vicchio e Fabio Marini
disegno luci Daniela Vespa
residenza Teatro Nobelperlapace