Il baciamano
Che cosa hanno in comune tra loro Janara, giovane popolana avvizzita prima del tempo, e il gentiluomo che, legato mani e piedi, le è stato portato in casa dal marito?
Non l’idioma, giacchè la donna parla il napoletano basso e intriso di spagnolismi caro ai lazzari, vale a dire quel particolare tipo di lebe di cui Napoli vanta l’esclusiva nel tempo e nello spazio: mentre l’uomo si esprime in un italiano, se non forbito, quantomeno conforme alla borghesia colta e francofona a cui appartiene per nascita.
Non la fede, giacché lei ostenta il fanatismo proprio delle masse meridionali, mentre lui si limita ad usare l’arma, ahimè non altrettanto devastatrice, della ragione, presa a prestito dai testi sacri dell’Illuminismo europeo.
Non la città di origine, perché se è vero che entrambi sono nati nel capoluogo campano, allora capitale del Regno, è altrettanto vero che a quel tempo – ma la situazione non è granché mutata oggigiorno – esistevano tante Napoli quanti erano gli strati etnici e sociali che ne componevano la popolazione.
Come mai, allora, due creature tanto lontane l’una dall’altra si scoprono infine partecipi dello stesso destino, che in qualche modo ne parifica la condizione, le fa apparire solidali ancorché inchiodate a ruoli fatalmente contrapposti?
da: Il baciamano – Manlio Santanelli
Locandina
Il baciamano
Compagnia Nico Onorato
di Manlio Santanelli
regia Domenico Onorato
con Roberta Lidia De Stefano, Edoardo Sorgente
scene e costumi Giancarlo Gentilucci
assistente scene e costumi Daniela Vespa
residenza Spazio Nobelperlapace – Arti e Spettacolo